venerdì 16 febbraio 2018

Il codice Voynich è scritto in ebraico?

Abbiamo già parlato qui del misterioso e particolareggiato manoscritto (ved. sotto, articoli correlati), e delle relative analisi e ipotesi sul suo significato - dando per scontato che ne abbia uno - rimasto tutt'ora incomprensibile. Questo dovrebbe essere una delle ultime "fatiche", realizzata da due ricercatori canadesi con l'ausilio dell'intelligenza artificiale.
Buona lettura.
Catherine


Due studiosi canadesi affermano di essere riusciti a decifrare il libro più misterioso del mondo. Dopo aver usato l'intelligenza artificiale e sofisticati algoritmi i ricercatori dell'Università dell’Alberta hanno ipotizzato che il testo, vecchio di almeno 600 anni, ancora segreto e incomprensibile, sia stato scritto in ebraico criptato. 

Nel loro Decoding Anagrammed Texts Written in an Unknown Language and Script, il ricercatore Bradley Hauer con l’aiuto del prof. Grzegorz Kondrak dell’università dell’Alberta, spiegano come siano riusciti nell’impresa di decodificare il Codice Voynich. 

Il volume misterioso, da anni conservato alla Yale University Beinecke Rare Books and Manuscripts Library per secoli ha resistito a tutti i tentativi di decodifica. Le sue pagine ingiallite, su cui sono presenti curiose donne nude—forse ninfe, flora e fauna dall’aspetto enigmatico e misterioso e diagrammi magico-fantastici circondati da un testo intellegibile, rappresentano un unicum nel campo dei manoscritti misteriosi. 

Il Times of Israel ha chiesto al professor Kondrak come mai abbia accettato la sfida di decodificarlo e lui ha risposto testualmente: “è come chiedere agli scalatori che scalano l’Everest come mai ci provano…”


Il Codice Voynich è stato ‘attaccato’ da decine, se non centinaia di aspirati decrittatori, incluso il gruppo di crittografi del Bletchley Park britannico che ha infranto i codici Enigma dei nazisti. Tutti i servizi segreti del mondo ci hanno provato nel corso dell’ultimo secolo, ma nessuno ha vinto la sua battaglia con il piccolo manoscritto del XV secolo. 

Battaglia che forse è stata vinta dalle centinaia di opere di fantasia al codice stesso ispirate come romanzi, racconti e fumetti come la citazione nel Marvel Adventures: Black Widow e The Avengers, n.18, che presenta una scena in cui il manoscritto scompare dalla biblioteca di Yale, ma gli esempi da citare sarebbero moltissimi, alcuni dati alle stampe ad arte per confondere le acque.

I due scienziati canadesi hanno usato l’intelligenza artificiale per ‘crakkare’ il codice ma la traduzione computerizzata di Kondrak e Hauer ha rivelato al momento solo alcune parole ebraiche come ‘contadino’, ‘luce’, ‘aria’ e ‘fuoco’ e un’unica frase intera tradotta così: “Ha fatto raccomandazioni al sacerdote, uomo di casa, io e la gente” ma questa, come ammettono anche gli stessi studiosi non sembra una frase coerente.

Nei meandri del British Museum, c'è uno scaffale dedicato al gallerista antiquario Wilfred Voynich. È onorato di aver venduto all'istituzione una collezione inedita di 150 vecchi libri ‘unici’ di cui queste erano le sole copie conosciute. Non sorprende quindi che W. Voynich sia l'uomo che ha riscoperto l'unica copia del manoscritto che ora porta il suo nome. Fu trovato mentre conduceva un acquisto semisegreto di molti libri da un collegio gesuita nei pressi di Roma nel 1912.

Secondo il mio amico René Zandbergen, uno degli studiosi più accreditati del Codice Voynich, con cui ho organizzato il prestigioso raduno Voynich 100, tenutosi proprio a Villa Mondragone nel 2012 nel quale si è discusso dello stato dell’arte della ricerca sul manoscritto e in cui è stata data rilevanza nazionale al codice e alla sua recente datazione al carbonio 14, “la segretezza della vendita è evidente dal fatto che le tracce di proprietà dei gesuiti sono state cancellate da questi libri, come si può notare chiaramente nelle loro scansioni digitali.”

Si sa, le origini del manoscritto sono avvolte nella nebbia, c’è chi ritiene sia solo un’elaborata bufala, chi sia opera degli egiziani, chi delle streghe italiane, degli alieni, di Silvestro II il papa mago, di Leonardo da Vinci, chi opera di John Dee e, lasciatemi aggiungere anche che è possibile che sia stata opera del famigerato Poggio Bracciolini per motivi che ho dettagliatamente spiegato nel mio saggio. 

Comunque non è qui il caso di ripercorrere la storia del Codice Voynich, sono molti libri che ne parlano in maniera, più o meno diffusa, basti dire che la prima citazione conosciuta del manoscritto si trova in una lettera del 1665 circa, che raffigura un precedente acquisto (per 600 ducati d'oro) da parte dell'Imperatore d'Asburgo Rodolfo II (1576-1612). Apparentemente Rudolph diede il libro al suo medico, Jacobus Sinapius, e in seguito trovò la sua strada per l'alchimista di Praga Georg Baresch.
Intorno al 1665, l'erede di Baresch, Joannes Marcus Marci, diede il libro al famoso studioso gesuita Athanasius Kircher, insieme a una lettera frustrata in cui affermava: "Tali Sfingi come queste non obbediscono a nessuno se non al loro padrone". Poi il libro scomparve per 300 anni. Scomparve a Roma, dove c’era Kircher anche se allo stato non abbiamo prove che gli fosse stato inviato il manoscritto, quello che è certo è che ricomparve vicino Roma quando W. Voynich lo acquistò nel 1912 dai Gesuiti di Villa Mondragone.
Il grande pubblico lo poté ammirare però solo tre anni dopo, nel 1915.


Il volume è scritto in una lingua sconosciuta. 

Sembra essere diviso in sezioni, che sono raggruppate in base alle sue illustrazioni. Nelle sezioni erboristiche e farmaceutiche, molti dei disegni raffigurano piante che gli studiosi non riescono a catalogare. Le sue sezioni astronomiche e cosmologiche includono configurazioni geometriche indecifrabili e ignote. 

E ci sono anche disegni anatomici con figure per lo più femminili nude, a volte immerse in fantastici tubi, ma per una descrizione e analisi più completa vi rimando al mio saggio Il Codice Voynich (Eremon Edizioni), il primo ad essere stato pubblicato in Italia sul manoscritto misterioso. Pubblicato con lo stesso formato del Voynich: 22,5 x 16 centimetri! 

Il Voynich in origine conteneva 116 folii di vellum di cui oggi però ne mancano 14. Ci sono diverse pagine ripiegate ed estendibili che contengono grandi e vivide illustrazioni. Il testo è vergato da sinistra a destra, scritto in maniera chiara, probabilmente da un professionista come Poggio Bracciolini (noto copiatore e cacciatore di libri antichi) in quanto non ci sono cancellazioni, correzioni e ogni grafema viene sempre scritto usando lo stesso ductus o sequenza di tratti di penna. 

Le legature tra particolari coppie di grafemi sono coerenti e uniformi. Questo suggerisce, ma non vi è la certezza, che il codice sia stato scritto da scribi che stavano copiando da un libro più antico. Come accennato nel 2009, la pergamena fu datata al radiocarbonio dall'Università dell'Arizona. Gli scienziati dell'Arizona prelevarono quattro campioni dal vellum e ottennero la certezza del 96% che il codice era stato realizzato nel XV secolo tra il 1404 e il 1438 cosa che ha distrutto i sogni di moltissimi scienziati e studiosi che proponevano teorie più moderne.
Per quelle più antiche c’era sempre la ciambella di salvataggio della ‘ricopiatura’ di un testo precedente, cosa che abbiamo visto possibile. I pigmenti degli inchiostri invece sono stati analizzati con test forensi dall'Università di Yale nel 2014 e non furono ritrovati segni di ingredienti moderni, (cosa che fa crollare a mio avviso la questione falso creato da W. Voyinch stesso) e che gli ingredienti rilevati erano disponibili ed esistevano nelle ricette fin dal Medioevo in Europa.

Come dicevamo il Codice Voynich è un libro strano, assurdo, complesso ed enigmatico che continua a stupire ancora oggi dopo oltre cento anni di ricerche. 

Nel testo esistono infatti anche alcune parole non codificate scritte in caratteri latini e recentemente è stata trovata la parola rot, che in tedesco significa ‘rosso’, scoperta all'interno di un'illustrazione per mezzo di ingrandimenti ad alta risoluzione. 

Ma perché farlo? Perché scrivere in modo minuscolo e invisibile a occhio umano, parole nascoste in tedesco (o altre lingue che potrebbero in futuro essere ritrovate)?

Così dai tempi di Kircher, dopo secoli di studi e analisi, il Codice Voynich rimane ancora il libro più misterioso del mondo. “L'idea di un manoscritto che non può essere letto e che è illustrato da immagini che sfidano l'interpretazione è abbastanza affascinante. 

Aggiungete a ciò la storia del manoscritto e le prove scientifiche che lo dimostrano è stato sicuramente scritto all'inizio del XV secolo e quindi mescolate in dozzine, se non centinaia, di traduzioni e teorie proposte, ognuna più bizzarra e fantastica dell'altra, e avete un oggetto che è veramente irresistibile” ha dichiarato Lisa Fagin Davis della facoltà di Studi Medievali di Yale in una recente intervista al The Times of Israel e allora torniamo al punto: è possibile che abbiano ragione Hauer e Kondrak e che il Codice Voynich sia stato scritto in un ebraico codificato? In Decoding Anagrammed Texts Written in an Unknown Language and Script i due studiosi dell'Università dell’Alberta descrivono il manoscritto in questione come “il più impegnativo problema di decifrazione mai effettuata.”
“Ispirati dal mistero del manoscritto Voynich e degli antichi testi indecifrabili, abbiamo sviluppato una serie di algoritmi allo scopo di decifrare script alfabetici sconosciuti che rappresentano lingue sconosciute” scrivono Hauer e Kondrak. I due canadesi hanno eseguito il loro studio su 43 pagine del manoscritto, che contengono 17.597 parole e 95.465 caratteri, trascritti in 35 caratteri dell'alfabeto Currier - uno dei semi-accettati tentativi sistematici di traslitterazione del Voynich.

Osservando le frequenze relative dei simboli, gli studiosi mirano a classificarli in base alla frequenza con cui appaiono, quindi ‘normalizzano’ le frequenze per cercare una distribuzione logica. 

Tale normalizzazione viene quindi abbinata alla frequenza e alla distribuzione delle lettere da un insieme di quasi 400 lingue candidate.

Il loro ‘fast greedy-swap algorithm’ (algoritmo di veloce e avido scambio) permette loro di scambiare di posto parole o lettere nel tentativo di raggiungere una frase di senso logico. Non siamo esperti in merito ma sembra un po’ semplicistico come metodo e soprattutto non univoco, in quanto se si mischiano lettere e parole in continuazione qualcosa di senso logico prima o poi uscirà. Ma sicuramente i due ricercatori canadesi avranno le loro buone ragioni. Approfondendo la questione emerge che hanno utilizzato tre sistemi per identificare la lingua del testo: il metodo di frequenza delle lettere, il metodo del modello di scomposizione e il metodo di decodifica di prova. Due su tre hanno dato come risultato l’ebraico (e altre lingue semitiche); il terzo metodo ha indicato la lingua meridionale messicana dei Mazatechi. 

Curiosamente la religione Mazateca è un sincretismo dei loro credi tradizionali e i valori Cristiani portati dal Conquistadores spagnoli e in tutto il manoscritto c’è una sensazione di sincretismo religioso essendo presente solo una croce... È comunque interessante notare che, nel metodo di decifrazione del processo, anche l'esperanto linguistico creato dall'uomo era spesso individuato ma con valori minori. 

Secondo i due ricercatori: “è vero che non c’è completo accordo tra i tre metodi nell’indicare una lingua di origine ma appare comunque un forte indicatore statistico sulla lingua ebraica da due dei tre metodi… lingua che è un candidato plausibile per motivi storici, essendo ampiamente utilizzata per la scrittura nel Medioevo. In effetti, un certo numero di tecniche di cifratura, incluso l'anagramma, possono essere ricondotte alla Cabala ebraica. La Kabbalah, o mistica ebraica, si sviluppò nell'Europa meridionale tra il 12° e il 13° secolo, comprese la Spagna e l'Italia, quindi l’asserzione sembra plausibile, ma quello che dobbiamo mettere in evidenza, anche considerando plausibile l’ipotesi ebraica, è che il metodo usato dai due studiosi parte dal presupposto che la persona che scrisse il Codice Voynich lo avesse fatto codificandolo, sostituendo lettere e parole ebraiche, mischiandole in una sorta di anagramma. I due ricercatori canadesi partono da questo presupposto ma noi non sappiamo se esso sia vero o meno. 

Cosa curiosa è anche che i due studiosi non si siano affidati ad esperti linguistici ebraici e uno di questi, il professor Matthew Morgenstern, capo del dipartimento di Lingua Ebraica e Linguistiche Semitiche dell’università di Tel Aviv ha dichiarato in proposito: “di solito quando qualcuno decifra un linguaggio, il testo che viene prodotto dalla decodificazione è coerente. Ma in questo caso si ottiene un testo incoerente e sgrammaticato che sembra compost da una serie di parole non connesse tra loro.” Aggiunge ancora Morgenstern alThe Times of Israel, “su loro stessa ammissione i due ricercatori non conoscono l’ebraico. E sembrerebbe un pre-requisito essenziale per un processo di decrifrazione simile.”


Quello che è certo è che chiunque provi a decrittare il Codice Voynich non avrà una calda accoglienza da coloro che ci provano ormai da decenni. 

Il professor Kondrak non ha inizialmente richiesto l'aiuto di un esperto ebreo in quanto: "non siamo riusciti a trovare un esperto ebreo medievale e crittologo presso la nostra università. Non è semplicemente un testo in ebraico che puoi dare a qualsiasi oratore ebreo e chiedergli cosa significa - è una decifrazione molto noiosa e complessa. Ora che la ricerca sta ricevendo un'attenzione così ampia, speriamo che si riesca a trovare qualcuno con una buona conoscenza dell'ebraico e storica allo stesso tempo…”
Ma come è possibile mi chiedo.

Come è possibile che l’università dell’Alberta non avesse potuto fornire un esperto di lingua ebraica per questo studio?

Mi sembra incredibile fin quando non scopro che il famoso documento dei due studiosi canadesi altro non è che una tesi di laurea del 2016 del giovane ricercatore Bradley Hauer. Non che questo ne infici in qualche modo la validità, ma almeno fa comprendere come mai non vi fosse nessun esperto di ebraico al lavoro.

Come studioso del Codice Voynich ho visto susseguirsi negli anni tentativi di decifrazione del manoscritto più o meno pertinenti. Ho visto decine di studiosi essere travolti dalla brama e centinaia di dilettanti provare a dire la loro sul contenuto del testo. Li ho seguiti tutti con molto interesse perché credo che il Codice Voynich sia così complesso che non si possa escludere nessuna idea e si debbano ricevere tutte le informazioni possibili in merito, anche quelle apparentemente fantasiose. Nulla si può tralasciare se si vuole arrivare alla verità e tutto deve essere considerato valido almeno fino a prova contraria. Per questo personalmente mi auguro che il professor Kondrak prosegua con i suoi sforzi come chiunque altro abbia la voglia e la capacità di tentare la decifrazione del manoscritto più misterioso del mondo.
La caccia è aperta!

Fonte: codicevoynich.blogspot.it

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